Misteri che in parte Cossiga ha svelato nel corso di alcune interviste. Anche se sulla maggior parte di essi non si è mai pronunciato, limitandosi ad accenni sibillini per far capire che conosceva più di quanto volesse dire. Segreti che potrebbero costituire proprio i contenuti delle missive, sigillate e custodite in un plico, che Cossiga ha scritto poco prima di morire perché fossero inviate alle più alte cariche dello Stato. (per approfondire clicca qui )
I CONTENUTI DELLE LETTERE SEGRETE - Che cosa c’è nelle lettere segrete? Una rilettura del dramma umano e politico della morte di Aldo Moro ucciso dalle Br? Il rimpianto per non avergli salvato la vita? O anche una riflessione sul perché e sul come Moro morì? O forse in quelle lettere c’è ancora qualcosa su Gladio, l’organizzazione segreta la cui esistenza è venuta alla luce solo nei primi anni ‘90? O la verità sulla strage di Bologna? Emblematica la ricostruzione formulata da Cossiga (per approfondire clicca qui). «La strage - disse - fu causata fortuitamente e non volontariamente da una o due valigie di esplosivo che attivisti della resistenza o del terrorismo palestinese trasportavano per compiere attentati fuori dall'Italia e non comunque ad obiettivi italiani». Ma Cossiga ha fornito delle rivelazioni anche sui rapporti tra il Pci e il blocco sovietico. Raccontando che dopo il fallito tentativo di colpo di Stato di Gorbaciov, il Kgb aveva organizzato il riciclaggio di un'impressionante somma di denaro. I fondi segreti dovevano essere «lavati» attraverso il finanziamento delle attività di alcuni partiti nell'orbita comunista in Europa.
I DDL SUI SERVIZI SEGRETI - Come se non bastasse, a dimostrazione della sua passione per il controspionaggio, Cossiga ha dedicato gli ultimi suoi due disegni di legge proprio ai servizi segreti italiani, di cui uno a Gladio e uno al Copasir. Molti, in seguito alle rivelazioni di Cossiga, si sono chiesti se il Picconatore non le sparasse un po’ grosse o se non fosse anche un po’ matto. Anche se il presidente emerito ha dato una definizione di sé che calza a pennello: «Io non sono matto, faccio il matto. Io sono il finto matto che dice le cose come stanno».